“Labro, pervasa da una forte atmosfera mistica, è l’ingresso alla Valle Santa, terra che custodisce luoghi di culto, terra scelta da San Francesco, terra che invita alla meditazione ed al raccoglimento”
Labro sorge in un territorio storicamente e morfologicamente vocato alla spiritualità, ai percorsi dell’anima, pervaso da una forte atmosfera mistica. Rifugio di monaci e di eremiti, in fuga dal mondo. Un territorio attraversato dalle grandi vie che, nel Medioevo, conducevano i pellegrini da Santiago de Compostela, dal settentrione, fino in Terra Santa, a S. Michele, a Bari, a Roma. Le vie della grande fede: il bordone, la borraccia, la conchiglia, l’ospitalità. E, ancora, terra a lungo squassata da aspri combattimenti tra “guelfi” e “ghibellini”, tra religione e potere temporale. Il Velino rosso del loro sangue, racconta il Villani.
Labro è il punto di partenza ideale per ripercorrere il Cammino di San Francesco, con i suoi Santuari a Greccio, a Fonte Colombo, a Poggio Bustone ed i sentieri e le strade che il Santo tanto amò. Luoghi incontaminati, dove immaginare il Santo su fragili navicelle in viaggio lungo i laghi, le paludi, gli acquitrini, i fiumi, tra piccole chiese e umili conventi. Un percorso dove immergersi nella stessa natura spettacolare che avvolse Francesco, vivendo un'esperienza unica di spiritualità e purezza. Labro, affacciato su quella Valle Reatina dove San Francesco trovò rifugio dalla vanità del mondo, dove incontrò gente semplice e vicina al suo messaggio. Valle che divenne per San Francesco, insieme ad Assisi e la Verna, una delle sue tre patrie.
Così questa splendida pianura circondata da monti e boschi secolari fu da allora chiamata Valle Santa, scenario e testimone di tre gesti fondamentali della Sua vita e della Sua spiritualità: nel 1223 vi volle il primo Presepio della Cristianità, lo stesso anno scrisse la Regola definitiva dell'Ordine e, probabilmente, quell'inno tenerissimo che è il Cantico delle Creature. Se ad Assisi si rivive la storia di Francesco con la grande testimonianza di Giotto nei suoi affreschi, la Valle Santa, come un grande unico sito, riaccende l’emozione della serenità di spirito del Pauperismo Francescano.